Beati Paoli

di Luigi Natoli

epilogo

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Violante si ammalò; delle visioni, degli incubi terrificanti agitarono le sue notti febbrili; quando guarì, volle ritornare nel suo monastero più che mai risoluta a prendere il velo.

L'immagine di donna Gabriella le era fitta nella memoria, e pensare a Blasco le pareva come una profanazione, come un sacrilegio, come un rito infame compiuto sopra una tomba che il dolore, il sacrificio, la pietà, rendevano sacra.

In questo frattempo erano venute le regie patenti che riconoscevano Blasco e lo investivano dei feudi; egli diventò duca della Motta il che gli rese per altro la vita più triste e più solitaria.

La sua fortuna destò invidie e malumori. Il conte di Gisia e il principe di Iraci ne presero spunto per mettere in giro contro di lui malignità orribili, facendo supporre che avesse avuto parte nell'assassinio di don Raimondo e in quello di Emanuele, per diventare ricco e duca.

Queste dicerie giunsero all'orecchio di Blasco, che un bel dopopranzo incontrati alla Marina i due signori, li schiaffeggiò pubblicamente.

"Spero,"- disse loro, "che fra le tante menzogne che andate dicendo, racconterete almeno questa verità..."

Ne seguirono duelli. Poichè molti giovani gentiluomini non tolleravano la fortuna di Blasco, complicarono la questione in modo che Blasco si trovò ad affrontare cinque duelli. L'avventura valse a ridargli il buon umore. Egli mandò a letto per due mesi il principe di Iraci con una stoccata al fianco; sfigurò il conte di Gisia tagliandogli il naso e le labbra fin giù al mento; recise a un terzo alcuni tendini del braccio, da renderglielo inerte per tutta la vita; disarmò il quarto; il quinto stimò di non esporsi a qualche rischio e si dichiarò soddisfatto delle ferite... degli altri.

Questi duelli fecero furore: procurarono qualche seccatura a Blasco, ma la proclamazione dell'imperatore Carlo VI a re di Sicilia lo fece graziare. Egli diventò l'idolo della società e molte dame fecero di tutto per averlo, ma Blasco non si lasciò sedurre. Due donne, o meglio due immagini di donna, avevano culto nell'intimo del suo cuore: quella di donna Gabriella e quella di Violante, tutte e due congiunte nella visione di quella sera fatale e tragica.

Egli tentò più volte di vedere Violante; la fanciulla si rifiutò sempre; ma finalmente il principe di Butera che voleva bene a Blasco e che l'avrebbe veduto volentieri sposo di Violante (e già sapeva tutto), dispose le cose in modo che i due giovani si trovassero insieme soli, per un istante, in una stanza del palazzo.

Dinanzi a Blasco la fanciulla tremò. Egli le disse:

"Vorreste ancora rifiutarvi di ubbidire al voto d'una morta, che soltanto per noi, per la nostra gioia, si sottrasse alla vita?"

Violante si sentì riempire gli occhi di lacrime, Blasco le prese una mano ed ella gliela lasciò. E allora egli le disse:

"Violante, per la memoria sacra di quella povera donna, io vi giuro che non ho mai amato di amore vero altra donna che voi, voi sola, fin da quando vi vidi, educanda, passare in lettiga al Ponte dell'Ammiraglio... e vi ho amato senza speranza, in silenzio, come una cosa sacra... Volete essere mia moglie?..."

Ella chinò il capo, arrossendo, ma i suoi occhi erano illuminati da una gioia profonda...

Qualche mese dopo furono sposi. Dopo un anno ebbero una figliuola. Violante disse a Blasco:

"Voglio che si chiami Gabriella."

Coriolano partì per l'estero.

Don Girolamo assunse la direzione dei Beati Paoli; una delle prime cose da lui fatte fu di giudicare Nino Bucolaro, che fu condannato a morte.

Lo uccise egli stesso, di notte, all'angolo della chiesa del Carmine.

Ma fu scoperto, e nel marzo del 1723 fu impiccato.

Andrea rientrò nella casa dei duchi della Motta.

E Michele Barabino?

Il buon sarto riaprì la bottega coi capitali donatigli da Blasco e ogni giorno, ai suoi garzoni, raccontava la storia del gran signore, di quando lì, nella piazzetta della locanda, prese a bastonate i birri.

"Bisognava vedere!" concludeva. "Ma fin d'allora, e nessuno lo conosceva, io dissi fra me:

'Questo non può essere che un principe!'.

Ho buon naso io."