Beati Paoli

di Luigi Natoli

prologo, capitolo 7

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Entrò nel momento stesso che recavano la consueta cena alla duchessa: una tazza di brodo e un po' di pollo. Un servo portava ogni cosa dalla cucina in un vassoio di argento coperto d'un finissimo tovagliolo, che consegnava a Maddalena, la quale serviva la sua padrona e riportava i piatti vuoti al servo che aspettava fuori dall'uscio. Il servo si fece da parte per lasciar passare il cavaliere Albamonte, che aveva preso un aspetto quasi ilare, in pieno e vivo contrasto col pallore del volto e col tremolio degli occhi.

Al suo entrare, Maddalena non potè frenare un tremito e per poco non rovesciò il vassoio che aveva preso in mano. Ci volle uno sforzo prodigioso per impedirsi di commettere una sciocchezza.

Don Raimondo domandò alla cognata conto della salute, s'informò del nipotino, disse qualche parola graziosa, sospirò; poi siccome Maddalena se ne stava ferma col vassoio in mano aspettando che egli si allontanasse dal letto, le si avvicinò e con vera cortesia da cavaliere, ma con tono imperioso: "Date qui," disse, "voglio servire io la signora duchessa."

Le tolse il vassoio dalle mani senza che ella potesse opporsi.

Don Raimondo le fece un gesto col capo, che significava: "Uscite".

Non poteva che ubbidire, ma le sue gambe parevano legate a enormi palle di piombo. Ostinarsi a rimanere significava svelarsi; uscire, significava abbandonare la padrona in balia dell'assassino, ma non vi era da discutere. Si ritirò lentamente verso l'uscio, fermandosi oltre la soglia a discorrere col servo.

Don Raimondo aveva intanto deposto il vassoio sopra un tavolinetto e volgeva le spalle a donna Aloisia. Con un rapido gesto, fingendo di rassettare qualche cosa, versò la polverina dentro la scodella. Poi recò la scodella a donna Aloisia.

"Ho fatto allontanare Maddalena," le disse, "perché dovrei parlarvi di affari, se non vi sentite stanca..."

Ella aveva preso la scodella, e col cucchiaio andava rimescolando il brodo, perché si raffreddasse.

Don Raimondo si era ammutolito, il suo volto era diventato livido e la voce gli si era fermata nelle fauci. Aspettava che la duchessa inghiottisse il primo cucchiaio e il cuore gli batteva con violenza. Perché non si risolveva? Che cosa aspettava? In realtà, donna Aloisia indugiò un istante, forse credendo che il cognato stesse per parlare, ma quell'istante parve terribilmente lungo a don Raimondo; egli sentiva scorrere celere e tormentosa la vita.

La duchessa prese la prima cucchiaiata, lentamente. Egli soffriva. Vedeva la morte. Calcolava la quantità del veleno che donna Aloisia avrebbe assorbito a ogni cucchiaiata e il tempo che ci sarebbe voluto per vederne gli effetti. Allo spavento che lo spettacolo della morte, della quale egli antivedeva le forme, gli metteva nelle vene, si mescolava anche una gioia crudele e bestiale. Adesso era sicuro e si sentiva una gran volontà di fuggire.

Con voce rauca disse: "Vi sentite stanca?.. Mi pare di sì... È troppo tardi, infatti... Se non vi dispiace verrò domattina."

"Fate a vostro comodo..."

In verità a donna Aloisia non pareva l'ora di vederlo uscire dalla camera, tanto la presenza di lui le era grave; a don Raimondo non pareva l'ora di andarsene, temendo che i sintomi dell'avvelenamento si manifestassero lui presente, il che l'avrebbe imbarazzato. Aveva bisogno di trovarsi solo. Passò dinanzi a Maddalena senza vederla, ma con passo fermo, serbando la sua dignità di padrone.

Maddalena si era tirata indietro col volto congestionato dallo sforzo che faceva sopra di sè, ma non appena don Raimondo oltrepassò la sala, si precipitò nella camera balbettanto con voce soffocata: "Ha mangiato, Eccellenza?.. Ha mangiato?... Lasci, lasci!..."

Donna Aloisia la guardò stupefatta poi impallidì e lasciò cadere il cucchiaio sulla scodella: "Dio mio!" gridò con voce tremante di pianto e di paura "Che cosa è dunque? Maddalena, che cosa è?"

"Niente, niente!... Eccellenza; non è niente ma è meglio non mangiare..."

Batteva i denti per terrore, con lo aspetto di una pazza, frugando di qua e di là, ficcando gli occhi in volto alla duchessa che aveva respinto la cena.

"Togli, togli! porta via ogni cosa; buttala!... Mio Dio, è orribile, è orribile! ... Di', Maddalena, che cosa sai dunque?... Che cosa hai veduto?.. Parla, in nome di Dio!"

"Non ho veduto nulla... ma sospetto... tremo.. È una cosa che mi fa tremare... Vergine santa!... Ne ha bevuto molto del brodo?... Molto?..."

"Cinque o sei cucchiai... sapeva troppo di sale..."

"Cinque o sei?.. Chi può sapere?... Sarà molto, sarà poco?... C'è da impazzire!... Dove andrò? Ecco... Adesso corro dal padre don Domenico!...

Sì, andrò da lui gli porterò un po' di quel brodo... È troppo tardi, lo so... ma che importa?.. Bisogna pur sapere... Come fare altrimenti?"

"Ed io?.." gemette donna Aloisia, sopraffatta dallo spavento dell'ignoto; "resterò sola io?.. Ho paura, Maddalena!... ho paura!..."

Le due povere donne si dibattevano fra i terrori, le incertezze, le contraddizioni, non risolvendosi, gemendo, confortandosi, smarrendosi, senza consiglio, senza aiuto, senza speranza. Parevano due naufraghe battute dalle onde. Maddalena aveva versato il resto del brodo in un bicchiere e voleva andare da don Alaimo: ma avrebbe potuto uscire dal palazzo? A quell'ora era tutto chiuso; per uscire bisognava svegliare la servitù il che avrebbe posto sossopra il palazzo. Ah, essere sole!... essere sole!... Dov'era Andrea? Perché le aveva abbandonate? Aveva promesso di proteggerle, di aiutarle, e ora!...

Maddalena non sapeva che fare.

Nella sua disperazione esclamava: "Madonna del Carmine, aiutateci! S. Francesco di Paola, pensateci voi!..."

Donna Aloisia sudava freddo; o paura o realtà, sentiva un certo malessere.

"Maddalena... mi sento male!... Oh, povero figlio mio!... povero figlio mio! ..."

Queste parole fecero traboccare la disperazione di Maddalena; cieca di dolore, non seppe che appigliarsi a un partito estremo. Corse alla finestra per chiamare soccorso, qualche anima pia avrebbe udito e almeno sarebbe corsa a chiamare un medico o Andrea.

Una ventata gelida entrò dalla vetrata aperta e fece vacillare la lampada. Fuori, la strada buia pareva si sprofondasse nell'infinito; era spaventevole. Non si udiva che il ringhiare dei cani vaganti che raspavano fra le spazzature ammonticchiate qua e là; Maddalena si sporse fuori per gridare, ma una voce che pareva uscisse dall'ombra, la fece trasalire.

"Maddalena... Maddalena!..."

Ah! Era lui!... Dio non le aveva dunque abbandonate! era lui, Andrea!

"Andrea!... Andrea!..."

Entrò come una furia, corse al letto, gridando: "C'è Andrea!... c'è Andrea!... Ah, Eccellenza!... La Madonna ci ha fatto la grazia..."

E certa che quelle parole avrebbero infuso nel cuore di donna Aloisia la speranza della salvezza, ritornò al balcone. Andrea pareva impaziente.

"Via! calatemi il filo... presto!..."

Mentre legava la boccetta al filo, Andrea diceva, sommessamente: "Se v'accorgete che sua Eccellenza ha sonno, o pare che abbia sonno, mettete un cucchiaio di questa polvere in mezzo bicchiere d'acqua e dategliela a bere... Domattina v'aspetto alla parrocchia... Venite... Addio."

Maddalena voleva trattenerlo, ma Andrea se ne andò. Sonno? Ella andò a guardare la padrona sul cui volto parve scorgere come un'ombra di sonno: la chiamò: "Eccellenza... Eccellenza... che si sente?"

Donna Aloisia la guardò con occhio plumbeo, tardo, balbettando: "Sono stanca..."

"Si sente voglia di dormire?"

"Sì..."

"Beva, beva questo!..."

Le pose fra le labbra il bicchiere con la pozione che aveva preparata, obbligandola a bere. Le sue mani avevano la febbre; i suoi occhi ardevano; tutte le sue energie si erano trasformate in una sola energia. Restava lì, muta, ansiosa, aspettando, combattuta tra il dubbio e la fede, la paura e la speranza. La duchessa sospirò, poi aprì gli occhi e sbadigliò, come chi si ridesti.

"Ahi.."

"Come si sente, Eccellenza?" domandò ancora.

La duchessa la guardò con aria stordita e mormorò: "Ho forse dormito? Quante stranezze ho sognate!..."

Maddalena rabbrividì ma i suoi occhi balenavano di gioia! Ella aveva vinto; per quella volta aveva vinto. Ebbe fede di vincere sempre e, inginocchiatasi, cominciò a pregare fervidamente invitando donna Aloisia. "Preghi, preghi, Eccellenza; che "il Santo Padre", non ci abbandoni mai!"

Aveva le lacrime agli occhi, lacrime di gioia, di tenerezza, di paura.

Poi aggiunse: "Non mangi nulla, non accetti nulla da nessuno, non si faccia servire da nessuno fuor che da me sola... Dorma, adesso: dorma tranquilla!..."

Donna Aloisia era ancora stordita; non capiva bene, ma sentiva nella febbrilità di Maddalena, nel suo stesso stordimento qualcosa di misterioso, di terribile, di spaventevole; non sapeva però, o non poteva spiegare parola, e restava lì, con gli occhi sbarrati nella penombra, come per indagare il mistero di quella notte.

Ma quella notte non soltanto Maddalena vegliò; neppure don Raimondo chiuse occhi, aspettando da un momento all'altro di essere chiamato dalle grida di spavento delle serve, e meravigliandosi di sentire la casa tranquilla e silenziosa. Quando fu giorno, non potè stare più nel dubbio; si alzò, ma per quanto il suo sguardo cercasse di leggere nel volto dei servi lo sgomento della disgrazia che egli sperava, non vide che volti sereni. Eppure qualche cosa doveva essere accaduta! L'aveva veduta lui, coi propri occhi, bere il brodo avvelenato e dell'effetto del veleno non dubitava.

Si spinse fino all'appartamento di donna Aloisia; nell'anticamera incontrò Maddalena che usciva dalla stanza della duchessa, e gli parve di vedere brillare nell'occhio della fedele serva un ironico trionfo. Non osò interrogarla. Era certo che donna Aloisia era viva: il che era una cosa così straordinaria che non poteva spiegarsi se non in due modi, o con un intervento soprannaturale al quale non credeva, o con un inganno di Peppa la Sarda; nel qual caso la maliarda avrebbe avuto da fare con lui. Sul tardi visitò, come soleva, donna Aloisia, ma per quanto si sforzasse di dominarsi, non potè impedire al suo volto di divenire livido e ai suoi occhi di accendersi di tutte le fiamme dell'odio e del dispetto. Ella non pareva che avesse sofferto: salvo un po' di pallore e un cerchio livido intorno agli occhi, il suo aspetto era normale. Evidentemente il veleno non aveva agito, e Peppa la Sarda l'aveva truffato.

Furibondo, mandò Giuseppico a casa della strega. Ma il fosco servo ritornò stupefatto dicendo che Peppa era scomparsa; le vicine avevano trovato la porta aperta e per tutta la giornata non avevano più visto la strega. Questa notizia sbalordì don Raimondo e lo confermò vieppiù nel suo sospetto. Per lui era più che certo che la trista femmina era fuggita per sottrarsi alla vendetta di lui.

"Ma la troverò, per Iddio!" esclamò; "la troverò, dovessi andare a raggiungerla anche nell'inferno!"

Intanto il suo piano si disfaceva e bisognava rifarne un altro. Si immerse nei suoi cupi pensieri. La prima immagine che gli si presentò agli occhi della mente fu quella di Maddalena. Istintivamente egli sentiva che fra lui e la duchessa si interponeva la fedele cameriera e che bisognava prima di tutto allontanare quell'ostacolo. Non aveva forse sorpreso nello sguardo di Maddalena un lampo di sfida, un baleno di ironia? Aveva ella intuito qualche cosa? Aveva dei sospetti? Non potendo rispondere in modo esauriente a queste sue domande, conveniva però nell'assoluta necessità di sbarazzare il terreno da un personaggio che, per lo meno, poteva riuscire un testimonio pericoloso. Aveva licenziato Andrea, poteva licenziare Maddalena e agli occhi di donna Aloisia avrebbe potuto giustificare la sua risoluzione, giacchè non dubitava punto che Maddalena disubbidisse ai suoi ordini.

Aspettò la notte.

All'ora di cena, andò come di consueto a salutare donna Aloisia e notò che Maddalena, con un pretesto, ora con un altro, si indugiava in camera.

Sopra un tavolinetto era la cena; una cena frugalissima e semplice, ma si ricordò di non aver veduto nell'anticamera il servitore che l'aveva portata.

Maddalena si aggirava sempre intorno al tavolinetto. "che cosa fate ancora qui?" le disse imperiosamente don Raimondo. Maddalena balbettò una scusa, ma capì che non le era possibile fermarsi, senza suscitare sospetti o provocare qualche cosa di peggio.

"Vostra Eccellenza non ha più fame?" domandò alla duchessa: e senza aspettare risposta, prese il vassoio sul quale era la cena, per portarlo via.

Don Raimondo s'accorse che la cena era intatta.

"Lasciate," ordinò; "mia cognata non ha ancora cenato..."

Ma la fedele Maddalena, saettandolo con uno sguardo, rispose: "Vostra Eccellenza perdoni, ma la padrona non ha fame."

E tolse anche la bottiglia dell'acqua che stava sul tavolino da notte, portò via tutto, risolutamente, come chi vuole sottrarre o trafugare qualche cosa. A don Raimondo non sfuggì nulla. Impallidì e serrò forte le mascelle; gli pareva evidente che Maddalena avesse compiuto quell'atto con intenzione e, deducendo, gli balenò il sospetto che ella avesse scoperto le sue manovre della sera innanzi. Poco dopo uscì: nell'anticamera vide Maddalena nello atteggiamento di chi spia e aspetta. Il vassoio con la cena era sopra una sedia: dunque era chiaro che ella aveva voluto sottrargliela.

La collera, la paura, il dispetto, lo istinto di difesa gli fecero groppo al l'onore; Le sue mani ebbero un fremito omicida, ma si contenne e disse: "Sono scontento di voi. Domattina lascerete il servizio."

Maddalena lo guardò in volto, pallida, ma risoluta: "Vostra Eccellenza sa," rispose, "che io sto ai servizi della signora duchessa.... se la signora duchessa non è contenta di me, e me lo dirà, io me ne andrò..."

"Qui, comando io!" ribattè duramente don Raimondo, sorpreso ed eccitato nel tempo stesso da quella risposta di resistenza. "Voi uscirete!..."

E non aspettò altro, non convenendogli un battibecco con la serva, che avrebbe scemato la sua dignità di padrone e, forse, compromesso qualche cosa. Giacchè mentre da una parte don Raimondo avrebbe voluto indagare se realmente Maddalena avesse veduto qualche cosa, dall'altra il pensiero di sentirsi rinfacciare il suo delitto gli gelava il sangue. D'altronde egli aveva il suo piano. Licenziare Maddalena? Sì, stava bene per sgomberare il campo: ma libera e padrona di sè Maddalena, se veramente era in possesso del tremendo segreto, diventava più pericolosa. Bisognava chiuderle la bocca.